Simbolo delle WCAG
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WCAG: cos’è questa sigla, cosa sono le guidelines e come rispettarle

L’accessibilità web è uno dei temi più complessi, seppur più attuali, nel mondo dell’internet. L’inclusività deve infatti toccare anche i siti online, in modo da consentire a tutti di condurre un’esistenza piena e priva di ostacoli. A questo proposito nascono delle linee guida, il cui obiettivo è dare indicazioni per rendere il proprio sito web accessibile. Ecco quindi spiegate le WCAG: cos’è questa sigla, cosa sono le guidelines e come rispettarle.

WCAG: cos’è questa sigla?

Se navigando sul web vi siete imbattuti in WCAG e vi siete chiesti: “Cos’è?”, la spiegazione è molto semplice. WCAG è un acronimo il cui significato esteso è Web Content Accessibility Guidelines. Tradotto in italiano, “Linee guida per l'accessibilità dei contenuti Web”.

Stando all’estratto introduttivo delle ultime WCAG, la versione 2.1, seguire queste indicazioni consentirà di rendere “accessibili i contenuti ad un più ampio numero di persone con disabilità, tra le quali cecità e ipovisione, sordità e perdita dell'udito, limitazioni motorie, disabilità del linguaggio, fotosensibilità nonché combinazioni di queste”, e “migliorerà in parte l'accessibilità anche per chi ha disturbi dell'apprendimento e/o limitazioni cognitive”. In sostanza, “seguirle aiuterà a rendere i contenuti Web più usabili dagli utenti in generale”.

La storia delle WCAG

Le Web Content Accessibility Guidelines nascono nel 1999, con la versione 1.0. Si tratta di una versione molto sintetica e attenta agli aspetti tecnici più che a quelli concettuali. V’erano infatti solo 14 indicazioni tecniche, riferite unicamente ai codici HTML e CSS. Ciononostante, divennero una W3C recommendation, sostituita poi dalla versione del 2008. 

Nove anni dopo arriva infatti una vera e propria rivoluzione, con la versione 2.0. Rilasciata nel 2008, contiene moltissime tecniche, applicabili a tutte le tecnologie di programmazione. Questi accorgimenti sono poi spiegati in modo esaustivo, illustrando esempi pratici, benefici che le persone con disabilità possono trarre, procedure di test e via dicendo.

In generale, le WCAG vengono pubblicate dalla Web Accessibility Initiative (WAI). Si tratta appunto di un’iniziativa volta a migliorare l’accessibilità del web per le persone con disabilità. Nacque nell’ambito del World Wide Web Consortium, la cui sigla è W3C, un'organizzazione non governativa internazionale nata con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di tutte le potenzialità del World Wide Web e diffondere la cultura dell'accessibilità della rete. A tal scopo, la principale attività svolta dal W3C consiste nello stabilire standard tecnici per il World Wide Web inerenti sia i linguaggi di markup che i protocolli di comunicazione.

World Content Accessibility Guidelines: come funzionano

Le World Content Accessibility Guidelines sono molto complesse e pertanto non facili da sintetizzare. Tuttavia, nella versione 1.0, possiamo ricostruire uno schema così composto:

  • Priority 1: si tratta di requisiti che un sito web deve necessariamente rispettare, altrimenti è impossibile per uno o più gruppi di utenti accedere al contenuto Web. L'aderenza a questo livello è descritta come A.
  • Priority 2: requisiti che gli sviluppatori dovrebbero soddisfare, altrimenti alcuni gruppi di utenti potrebbero trovare difficile accedere al contenuto. L'aderenza a questo livello è indicata come AA o Double-A.
  • Priority 3: gli sviluppatori Web possono soddisfare questi requisiti, per rendere più facile ad alcuni gruppi l'accesso al contenuto. L'aderenza a questo livello è descritta come AAA o Triple-A.

Con la rivoluzione del 2008, le WCAG 2.0 mantengono lo stesso schema, migliorando però notevolmente la definizione e la precisione riguardo ai vari campi. Dal 2018, le WCAG 2.1 sono diventate una raccomandazione del World Wide Web Consortium: la differenza rispetto alle Guidelines precedenti si può ritrovare nella ricerca di estendere l’accessibilità a “utenti con disabilità cognitive o di apprendimento, utenti con problemi di vista e utenti con disabilità su dispositivi mobili”.

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