Foto sfocata di atleti alle Paralimpiadi su handbike in una pista di atletica
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Le categorie e le classificazioni degli atleti con disabilità alle Paralimpiadi

Con la nascita degli sport paralimpici e delle Paralimpiadi si è reso necessario stabilire delle categorie e delle classificazioni per gli atleti con disabilità. Consentire infatti di competere anche alle persone con disabilità ha avuto innegabili effetti positivi, migliorando la salute, fisica e mentale, degli atleti e aumentando l’inclusività. Tuttavia risulta chiaro a tutti come disabilità diverse richiedano gare diverse, in modo da avere competizioni eque. Ecco quindi spiegato come funzionano le categorie e le classificazioni degli atleti con disabilità alle Paralimpiadi.

Brevi cenni di storia sulle Paralimpiadi

Gli sport paralimpici nascono grazie alla geniale intuizione di un neurochirurgo, Sir Ludwig Guttmann. Era medico della Gran Bretagna del 1944, all'ospedale di Stoke Mandeville. Si prodigò per far sì che i suoi pazienti affetti da paralisi spinale traumatica potessere praticare attività sportiva.

I primi furono giovani uomini e donne, portatori di lesioni midollari, che appartenevano alle forze armate britanniche. I benefici furono evidenti fin da subito e non si limitarono allo svago e all’abilità atletica, ma anche nel quotidiano, dato che perfezionarono l’uso della sedia a rotelle.

Proprio a Stoke Mandeville, nel ‘48, si disputarono i primi giochi paralimpici. L’annessione alle Olimpiadi avvenne però solo a Roma 1960. Se volete leggere la storia nel dettaglio, cliccate qui!

Oscar Pistorius parte dai blocchi alle Paralimpiadi

La classificazione generale delle disabilità

Le varie disabilità vengono generalmente classificate in sette categorie, a loro volta divise in sottocategorie più specifiche. Ogni sport, poi, ha le sue categorie interne, con i relativi codici di cui parleremo sotto.

Le categorie di disabilità sono le seguenti:

  • amputazione: riguarda atleti che abbiano subito la perdita parziale o totale di almeno un arto;
  • sordità: atleti con problemi all'udito, dalla sordità parziale a quella totale;
  • paralisi cerebrale: tocca gli atleti con danni cerebrali non progressivi, come paralisi cerebrale infantile, ictus, lesioni cerebrali traumatiche o disabilità simili che colpiscono il controllo muscolare, l'equilibrio e il coordinamento;
  • disabilità intellettive: comprendono atleti con rilevanti disabilità a livello intellettivo e limitazioni nel comportamento, ma questa categoria è al momento sospesa;
  • sedia a rotelle: ossia atleti con danni alla spina dorsale o che usano una sedia a rotelle per altre riduzioni delle capacità motorie;
  • cecità: include atleti con problemi alla vista, dalla cecità parziale a quella totale;
  • Les Autres (Gli altri): riguarda atleti con una disabilità non compresa in nessuna delle categorie precedenti, tra cui gli affetti da nanismo, sclerosi multipla o deformità congenite agli arti, come quelle causate dalla talidomide.

Le categorie sono indicate con un codice. Questo si compone di una o due lettere a indicare la disabilità della persona e un numero a segnalare la gravità della disabilità da cui la persona è colpita. Più è alto il numero, meno è importante la discapacità.

Un atleta con una protesi (categoria T63 nelle classificazioni della paralimpiadi)

Le categorie degli atleti affetti da cecità alle Paralimpiadi

Per gli atleti con disabilità visive la federazione di appartenenza, la International Blind Sport Association (IBSA), utilizza un sistema peculiare. Si fonda su una classificazione in sessantesimi. Sessanta è preso a parametro di riferimento per indicare le cose che una persona normovedente vedrebbe bene a 60 m di distanza. Il numero x assegnato a un individuo indica che questi vede bene a x metri di distanza ciò che un normovedente vede bene a 60m.

Per fare un esempio, se il parametro assegnato è 5/60, vuol dire che la persona ipovedente vede bene a 5m quello che un normovedente vede bene a 60m.

Di qui le seguenti tre classificazioni:

  • B1: si tratta di cecità assoluta o quasi assoluta: un atleta che non percepisce la luce in nessuno dei due occhi o che la percepisce ma non è in grado di riconoscere la forma di una mano da alcuna distanza o direzione
  • B2: un atleta che può riconoscere la forma di una mano e può vedere chiaramente con un parametro di 2/60 o inferiore, e il cui campo visuale è minore di 5°;
  • B3: un atleta può riconoscere la forma di una mano e vede chiaramente con un parametro che varia dai 2/60 ai 6/60 e che inoltre ha un campo visuale sopra i 5° ma sotto i 20°.

Le categorie dell’atletica leggera alle Paralimpiadi

Le categorie dell’atletica leggera alle Paralimpiadi si compongono di una lettera e di un numero. Le lettere possibili sono tre:

  • T: sta per Track, ossia “pista”, e indica tutte quelle discipline che si svolgono sul tartan, come le corse, dai 100m alle distanze più lunghe, e i salti;
  • F: sta per Field, che significa “campo” e indica i lanci;
  • P: iniziale di Pentathlon, ovverosia le prove multiple.

Come detto, alla lettera si aggiunge un numero:

  • 1-13: indicano gli atleti con disabilità visiva, ipovedenti e non vedenti; i numeri 11-12 gareggiano con una guida;
  • 20: riguarda gli atleti con disabilità intellettiva
  • 31-34: atleti in sedia a rotelle con paralisi cerebrale o con altre condizioni che limitano la coordinazione degli arti e/o l'uso dei muscoli;
  • 35-38: atleti che gareggiano in posizione eretta con paralisi cerebrale o con altre condizioni che limitano la coordinazione degli arti e/o l'uso dei muscoli;
  • 40-46: atleti con amputazioni, lesioni spinali, handicap muscolo-scheletrici, malformazioni congenite, lesioni nervose; in questa categoria gareggiava Oscar Pistorius;

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