Da un apparente e semplice sfottò ad un atto di bullismo il passo è molto breve. Non si tratta, infatti, solamente di “ragazzate” quando c’è in gioco esclusione e odio verso chi è considerato, erroneamente, “diverso”. Nel nostro Paese episodi di bullismo nei confronti delle persone con disabilità sono all’ordine del giorno.
Quante volte abbiamo letto titoli di cronaca come: “Bullismo, il racconto choc di un ragazzo disabile: “Ho rischiato di morire”; “Nessuna compagna vuole dormire in stanza con lei, ragazza disabile salta la gita scolastica”; “Ragazza disabile esclusa dalla cena di classe”; "Βullismo, picchiata una ragazza disabile. Le violenze in diretta su Instagram”.
Ognuno degli episodi sopra citati riguarda una particolare forma di bullismo. Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta.Sono quattro le forme più comuni di bullismo:
Uno sguardo ai dati Istat ci può aiutare a comprendere quanto e come è diffuso il bullismo - anche verso la disabilità - in Italia:
Come possiamo vedere dal grafico su un campione di 100 ragazzi e adolescenti dagli 11 ai 17 anni il bullismo verbale con soprannomi, parolacce e insulti è il più diffuso, specialmente tra la popolazione maschile.É però importante ricordare che molto spesso i confini tra le forme di bullismo non sono ben delineati: la persona presa di mira può essere infatti vittima di insulti e percosse contemporaneamente.
Riflettiamo sulle conseguenze di un atto di bullismo nei confronti delle persone con disabilità.I risvolti provocano un doppio danno: personale e sociale. Accanto alle conseguenze sul piano individuale, infatti, particolare attenzione va posta sugli effetti distruttivi rispetto a tutto il lavoro abilitativo svolto dalle famiglie e riabilitativo dei professionisti, che viene spesso trascurato.
Spesso una persona presa di mira da insulti, attacchi fisici e bullismo online finisce per credere seriamente alle parole d’odio dell’aggressore facendo nascere sensi di colpa per la propria condizione fisica, per il proprio orientamento sessuale o cultura di appartenenza. Insomma, è la vittima che finisce per credere di star sbagliando qualcosa. Per i bulli, infatti, la persona attaccata è diversa: ed è proprio su questo aspetto che è necessario intervenire.
Non basta costruire rampe davanti alle scale o attrezzare un bagno a norma per le persone con disabilità. É necessario implementare una giusta etica dell’inclusione se vogliamo che il bullismo sia definitivamente sconfitto. Non serve a nulla affrontare un nemico alimentando l’odio causato dalle sue azioni.
E’ importante conoscere direttamente le persone con disabilità, puntare sull’educazione, su percorsi di sensibilizzazione iniziando dagli ambienti scolastici per far riflettere e comprendere che il vero problema non è la persona con disabilità, ma l’atteggiamento nei confronti di essa. Solo così saremo in grado di vedere ciò che chiamiamo “diverso” come parte integrante della comunità.
Gli ostacoli digitali infatti rendono la persona con disabilità “diversa” e esclusa da molteplici opportunità. Questo porta a gravi danni nella socializzazione delle persone con disabilità, compromettendo la qualità della vita.Includere significa anche garantire il diritto di accessibilità a tutte le attività o servizi, web compreso. Questo è infatti l’obiettivo di AccessiWay. Rendere il web un luogo accessibile alle persone con disabilità svolge un ruolo molto importante per abbattere ogni barriera che non fa altro che alimentare questa diversità.