La disabilità è una condizione che riguarda circa una persona su cinque nel mondo. Questo dato è destinato ad aumentare in Europa e in Italia, per via del progressivo invecchiamento della popolazione. Ecco perché è fondamentale sapere cos’è la disabilità e chi è considerato disabile, partendo proprio dalla definizione della parola “disabilità”.
Una definizione di disabilità è la condizione di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerato la norma. Si può quindi definire come disabilità qualsiasi tipo di carenza, di perdita o di variazione inattesa a livello psicologico, fisiologico o anatomico.
Ovviamente questo comporta che ci siano diversi gradi di disabilità. Per comprenderlo, basta pensare alla vista: qui le limitazioni possono andare dalla semplice miopia alla cecità, con una differenza abissale sugli aspetti pratici. Tuttavia, trattandosi in entrambi i casi di disabilità, è importante che la società venga incontro alle esigenze di entrambi i tipi di ipovedenti, fornendo loro le opportunità per vivere una vita senza limitazioni.
Abbiamo quindi detto che la disabilità è una carenza o una perdita dovuta a uno stato psicologico, fisiologico o anatomico, che porta a ridurre la capacità di interazione con l’ambiente sociale di uno specifico individuo rispetto alla norma.
Qualora questa carenza non venisse sanata per delle mancanze della società - come spesso avviene nella pratica -, questo soggetto con disabilità si ritroverebbe con un handicap. L’handicap non è quindi una caratteristica del soggetto, ma una condizione a cui la società lo costringe non attuando le misure necessarie per consentirgli di vivere una vita piena.
Nata nel 2001 su iniziativa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’International Classification of Functioning (ICF), ossia la classificazione dello stato di salute, si propone di analizzare la salute di un soggetto non solo sulla base della sua condizione fisica, ma considerando anche il suo benessere psicofisico e i fattori ambientali che lo circondano. Per esempio, un soggetto con una disabilità motoria avrà uno stato di salute con una classificazione molto più bassa in una città piena di barriere architettoniche, mentre avrà una condizione di vita decisamente superiore laddove quelle barriere architettoniche siano state rimosse seguendo le normative di legge.
Spiegate le definizioni di cui sopra, rimane un’ultima domanda: chi è definibile “disabile”? In realtà, come abbiamo spiegato in questo articolo, la parola “disabile” non è opportuna, così come non lo è neanche l’espressione “diversamente abile”: in entrambi i casi, infatti, si identifica la persona con la sua condizione psico-fisica, riducendo lo spazio di autodeterminazione a cui ha diritto. L’espressione più corretta è “persona con disabilità”, che indica come la limitazione sia una condizione temporanea, che la società ha il dovere di rimuovere.
Spesso siamo portati a pensare alla disabilità esclusivamente come disabilità motoria. Esistono però numerose barriere anche in aspetti diversi dalle scale o dalle porte troppo strette. Un esempio è il mondo del web, dove solo il 3% dei siti sono accessibili e quindi utilizzabili dalle persone con disabilità. Si tratta di un problema molto grave anche dal punto di vista economico, dato che fa perdere un cliente su cinque e può portare a sanzioni amministrative: clicca qui per saperne di più!