Vittima, individuo svantaggiato, eroe, comico: sono molteplici le etichette con cui si dipingono le persone con disabilità nei media. Sappiamo bene quanto i modelli preconfezionati di rappresentazione mediatica abbiano l’enorme potere di plasmare il pensiero comune. Influendo quindi, negativamente o positivamente, sulle vite delle stesse persone con disabilità.
Una ricerca svolta in America e un’analisi presentata in Italia offrono una panoramica sul rapporto tra disabilità e media.
La ricerca condotta oltreoceano vede protagoniste persone con disabilità che hanno analizzato e dato la loro opinione sulle narrazioni circa il proprio senso di identità personale.I risultati emersi possono così essere riassunti:
Basta con i soliti stereotipi: andiamo oltre ad una visione preconfezionata della disabilità.
Tornando nel nostro paese, citiamo il “Rapporto 2012. Disabilità e media. La rappresentazione delle persone con disabilità nel sistema italiano dell’informazione” stilato dalla Fondazione Giacomo Matteotti di Roma. Particolare attenzione è posta su alcuni esempi di storie pubblicate sui quotidiani e raccontate direttamente dalle persone con disabilità. Emerge con chiarezza che pietismi o sensazionalismi sono assolutamente evitati per restituire un racconto che rispecchia quanto più possibile la realtà.
Per narrare il tema della disabilità, invece, i media passano da un estremo all’altro:
Le storie di vita trovano poca diffusione sui siti web istituzionali pubblici e sui Social Network. Il motivo è semplice: permane ancora il cosiddetto Digital Divide che spacca la società in due: da una parte le persone “tecnologicamente scolarizzate” e dall’altra, invece, coloro che si vedono preclusa la possibilità di usufruire dei servizi web.
L’accesso all’informazione e alla comunicazione è un diritto sancito dalla Legge 67/06 contro le discriminazioni e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità all’articolo 30 (Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport), secondo il quale «gli Stati riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale e adottano tutte le misure adeguate a garantire alle persone con disabilità l’accesso a programmi televisivi, film, spettacoli teatrali e altre attività culturali, in formati accessibili».
Questi formati accessibili riguardano due aspetti: i requisiti tecnici dei dispositivi per smartphone, tablet, tecnologie web, televisione, i contenuti e servizi proposti come navigazione e acquisti web.
Se vogliamo che le modalità di diffusione dell’immagine delle persone con disabilità cambi in modo definitivo è necessario evitare di ricorrere a stereotipi o etichette che si concentrano esclusivamente sulla condizione di disabilità. Ripartiamo dal raccontare il punto di vista di chi vive in prima persona la disabilità. Concentriamoci sulle abilità che non emergono da una narrazione mainstream. Non focalizziamoci sui limiti, ma sugli sforzi affrontati per abbattere ogni ingiustificata discriminazione.ù
In fin dei conti, la disabilità è solo una parte della persona: un aspetto delle molteplici sfaccettature dell’essere umano.